Il mio halloween è arrivato con qualche giorno di ritardo.
E' il tre novembre, sono in bicicletta, spensierata ascolto i Beatles rockeggiare nell'album di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, mi godo l'autunno nella mia Milano e mi porto con la mente allo spazio di co-working dove mi rifugio per scrivere la tesi magistrale. Tutto molto bello, quasi lirico, quasi bucolico (tranne che per il jeeppone che mi alita nel naso col suo tubazzo di scarico). Se non che ad un certo punto la musica si ferma: mi stanno chiamando. Ohibò, penso, (sì, proprio ohibò) ma rispondo lo stesso.
"Pronto"
"Salve, parlo con Matilda Dassisti?"
"Sì, sono io"
"Ah, ecco, sono la vicepreside della scuola elementare xy, la chiamavo per chiederle se domani alle 8 potrebbe prendere servizio"
Matilda si apre in un sorriso a 30 denti (me ne mancano geneticamente due, ma non temete, dieci anni di apparecchio hanno aiutato a non rendermi una brutta arpia), risponde che sì, certo, ci sarà, attacca la cornetta ed entra in trance. In qualche modo arriva a destinazione, e come potete intuire da questo post, non si concentrerà nemmeno per sogno su quello che deve spicciarsi a fare. Matilda da domani è un'insegnante, un componente del corpo di Crist, ah no, del corpo docenti (siam lì), Matilda domani farà un piccolo grande passo verso la sua vita da adulta, Matilda... la smette di parlare di sé in terza persona. La verità è che me la sto facendo sotto. Letteralmente, vado a fare la pipì e torno a scrivere.
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